Cosa fare per aprire la partita IVA

Sono tempi davvero critici per piccole, medie e grandi imprese, e sono sempre meno i soggetti che decidono di fare impresa per via della crisi e del cuneo fiscale ai massimi storici.  Per fortuna, però, c’è sempre qualcuno che ama rischiare e pensa di cambiare le cose facendo azienda e, quindi, aprire una Partita Iva. Le cose sono migliorate nel corso degli anni e aprire una partita Iva non è più difficile come un tempo. Mentre per società è necessario l’intervento di notaio e un iter più lungo, per i singoli individui le cose sono diverse: già da qualche anno, infatti, è possibile completare l’iter burocratico per via telematica e in tempi molto rapidi, senza che vi sia bisogno di un budget iniziale particolarmente elevato.

Aprire la partita Iva: libero professionista o ditta individuale?

Una volta risolto il primo punto, si passa al secondo, ovvero rintracciare il Codice ATECO relativo all’attività economica di nostro interesse.
Nel caso vogliate agire da libero professionista è necessario che vi presentiate presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate per iscriversi alla Gestione Separata INPS, compilando un apposito modello che potrà essere inviato anche a mezzo raccomandata o tramite la sezione online del sito. Nel caso di ditte individuali, oltre a compilare il modulo descritto sopra, dovranno iscriversi anche presso il Registro delle Imprese, tenuto nelle Camere di Commercio.
Grazie alla Comunicazione Unica possono essere richiesti una serie di documenti a partire dalla partita IVA, passando dall’Inail e finendo all’iscrizione all’INPS e al Registro delle Imprese. In questo caso, però, l’unico modo per presentare la Comunicazione sarà per via telematica.

Aprire la partita IVA: il regime fiscale

Una volta dato il via alle richieste non ci rimane che scegliere il regime fiscale al quale ci si vuole iscrivere. Quando i ricavi rimangono inferiori ai 30.000 euro, non c’è alcun collaboratore in vista e nessuna esportazione, ci si può iscrivere al regime dei Minimi per la durata di cinque anni e fino al compimento di 35 anni di età, godendo di un’imposta sostitutiva IRPEF al 5%.
In caso di collaboratori (con costi inferiori ai 5.000 euro), di esportazioni e di ricavi che vanno dai 15.000 ai 40.000 mila euro, potrete optare per i Regimi dei Nuovi Minimi la cui imposta Irpef, però, sale al 15% e non vi è durata massima o minima.
Infine, abbiamo il Regime ordinario a cui dovranno accedere, per forza, tutti coloro che non rispondono alle caratteristiche dei regimi sopraelencati. In questo caso il soggetto dovrà tenere dei registri contabili e l’Irpef sarà progressiva per scaglioni. Con il regime ordinario, però, non ci sono limiti a collaboratori, ricavi ed esportazioni.

I costi di gestione della partita IVA

È inutile dire che oltre a tutti i costi relativi ad Irpef e Iva, ci sono anche quelli delle gestioni Inps che prevedono aliquote e contributi fissi da versare sia per gli artigiani (3.529,06 euro all’anno di contributi fissi più una quota variabile al superamento di 15.548 euro di reddito), che per i commercianti (3.543,05 euro di contributi fissi più quota variabile) e per la gestione separata (con aliquota al 27% destinata ad aumentare nei prossimi mesi).
Mentre i minimi e i nuovi minimi avranno un’aliquota fissa del 5 o il 15%, per quelli iscritti al regime ordinario si parla di scaglioni:

  • 23% per redditi fino a 15.000 euro;
  •  27% per redditi che vanno da 15.001 a 28.000 euro
  • 38% per redditi da 28.001 ai 55.000
  • 41% per i redditi che arrivano a 75.000
  • 43% per redditi superiori ai 75.000 euro

Infine, sono previsti anche dei costi deducibili, naturalmente legati all’attività svolta, che non sono, però, disponibili per i nuovi minimi e per i minimi.

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